Le mete migratorie
La stragrande maggioranza dei marchigiani che emigra all’estero sceglie l’Argentina come luogo di destinazione. In concomitanza alla Prima Guerra Mondiale, i marchigiani immigrati in l’Argentina rappresentano l’11% di tutti gli immigrati italiani. In Argentina si sono distribuiti per tutto lo sterminato paese; troviamo i pescatori sulle rive del Tigre e del Rio de la Plata mentre i contadini raggiungono le grandi città e le sterminate distese tra la Pampa e le Ande. Qui in contesti totalmente diversi da quelli delle loro origini, tentano di ricostruire un tessuto produttivo e sociale ancora riconoscibile a Rosario, Cordoba ed in altri centri minori
La seconda meta privilegiata è rappresentata dagli Stati Uniti d’America dove una meta ricorrente è sicuramente New York dove molti marchigiani lavorano nell’edilizia in una città in costruzione dove c’erano posti di lavoro a volontà per muratori e manovali. Poi troviamo le grandi industrie e i distretti minerari della Pennsylvania. Ma la meta che caratterizza maggiormente l’emigrazione marchigiana è il Delta del Mississippi dove si occupavano di coltivare le piantagioni di cotone. Dopo la fine della seconda guerra mondiale si aggiungono altre destinazioni: l’Australia e il Canada dove sorgono nuove associazioni di emigranti.
L’emigrazione marchigiana si dirige anche verso i Paesi europei. Una delle destinazioni fondamentali è rappresentata dalla Svizzera dove i marchigiani lavorano prevalentemente nel campo dell’edilizia e delle infrastrutture. Anche le industrie della Germania e della Francia esercitano un certo richiamo per gli emigranti marchigiani e le miniere del Belgio attraggono numerosi lavoratori; dopo il secondo dopoguerra il numero degli emigranti inizia a diventare sempre più consistente.
Il Brasile non risulta una mèta particolarmente attraente ma il flusso migratorio inizia a intensificarsi anche qui e in Venezuela, dopo la fine della seconda guerra mondiale, quando l’Argentina inizia a perdere il suo fascino. In Venezuela, in modo particolare, prende avvio l’industria estrattiva del petrolio e la nascita di nuove industrie italiane moltiplica i posti di lavoro inerenti manodopera specializzata, tecnici e ingegneri.